Oramai, in 13 appuntamenti, gli sbagli commessi non si riescono più a contare sulle dita di una mano. Ma tra i due piloti ad averne fatto le spese è stato, ancora una volta, Sebastian Vettel. Il tedesco è stato spessissimo vittima, in questa stagione, di errori strategici e di pit stop lenti da parte della sua scuderia. Errori che hanno portato a mancate posizioni nei punti ma soprattutto ad una vittoria che avrebbe portato la macchina verde al suo primo storico successo assoluto nella massima serie a ruote scoperte.
La cascata è partita dall’errore ai box, con un pit stop lungo più di un secondo rispetto a quello dell’Alpine, che ha vanificato il giro out di Seb ed il suo passo gara, nettamente migliore di quello di Ocon, relegandolo alle spalle del francese. Di conseguenza, a sera, si è scoperto che la vettura numero 5 era 0,7 l di benzina sotto il limite consentito, e questo ha portato alla squalifica diretta del 4 volte Campione del Mondo dalla classifica del GP di Ungheria. Il team ha cercato, con scuse alquanto assurde, di farsi revocare la squalifica. Ma alla fine, capito che la FIA non avrebbe fatto nessun passo indietro con le prove portate da Szafnauer, è stato fatto un passo indietro, rimediando una pessima figura davanti all’intero mondo F1.
Parecchi tifosi, sia di Vettel che di Aston Martin, hanno avuto ancora, dopo tutti gli errori commessi nelle precedenti gare, la forza di difendere il team, pur avendo gettato al vento un’opportunità che raramente capita più di una volta a stagione, invece di essere molto adirati con lo stesso. Vediamo se dopo il weekend olandese saranno della stessa opinione perché, questo perseverare in scelte strategiche assurde e gestionali incomprensibili, sono cose che non dovrebbero appartenere ad un team che, pur con nome diverso, è in F1 da oltre un decennio e che punta a stare al vertice di questo sport.
Ma andiamo ad analizzare cosa hanno combinato in Olanda. In Q1 sono stato l’unico team di metà classifica che ha scelto, in modo bizzarro, di fare un unico tentativo con il primo set di gomme, oltre che aver buttato, come quasi sempre accade, Vettel nel traffico. Ancora più strana è stata la strategia di essere usciti ben 5 minuti prima della fine per un doppio tentativo. Tutti quanti sapevano che su questo tracciato l’evoluzione sarebbe stata enorme ed il tempo buono si sarebbe fatto nei secondi finali. Indovinate un po’ chi ha pagato dazio a causa di questa strategia? Ovviamente il povero Vettel, out in Q1… E badate bene che la manovra delle due Haas, prima della penultima curva, non ha implicato niente, se non un grande spavento, perché il tedesco non si stava migliorando.
Vista la difficoltà nel sorpassare su questa pista, ed aver di fatto buttato il weekend alle ortiche, ci si aspettava che AM prendesse la palla al balzo per cambiare l’intera PU a Seb (in FP1 c’era già stato un problema con la vecchia unità), andando così in penalità e dando l’opportunità al tedesco di cambiare anche setup, visto il 17° posto in qualifica, seguendo la RB che ha effettuato un operazione del genere con Perez, classificatosi P16 al sabato, e la Williams con Latifi. La rotazione delle componenti è cortissima ed il numero 5 rischia a breve di finire in penalità, quindi questo era il momento perfetto di andarci.
Questa decisione sul non essere passati ad una nuova PU, rischia di diventare un errore grave sul lungo periodo, andando a compromettere una delle prossime gare di Vettel in cui avrebbe potuto raggiungere un buon risultato, magari classificandosi in una posizione decente in qualifica.

Durante la gara la domanda balzata alla mente quando è stato fermato prestissimo per montare le hard è stata: ma perché non hanno approfittato a cambiargli il setup così da avere un assetto più da gara, pur dovendo partire dalla pitlane come Perez e Latifi? Tanto valeva fare in questa maniera visto che, comunque, è finito in fondo alla classifica doppiato, dopo poco più di un 1/7 di gara. Almeno sarebbe potuto partire con la M o con la H, e non con la S, facendo un primo stint lunghissimo, considerando che è nelle corde del tedesco, conoscendo le sue eccellenti doti di gestione degli pneumatici e della monoposto, le migliori nell’intero Circus.
È vero, ha commesso un testacoda (secondo i dati telemetrici è entrato 10 km/h più forte dei due giri precedenti in curva 3) che ha compromesso in parte la sua gara. Ma sul finire ha recuperato ben 26 secondi in poco più di 7 giri a Stroll, girando 3 secondi di media più veloce e tentando l’attacco al suo compagno all’ultimo giro, manovra non andata a buon fine per pochissimo. Sintomo che il passo c’era.Immaginate senza una strategia così bizzarra, unito all’handicap di essere partito così indietro in griglia, non per colpe sue, cosa avrebbe potuto fare realmente Seb in questo fine settimana di Zandvoort. Sicuramente raggranellare qualche punto per il team, anche se ormai AM, dopo la squalifica patita in Ungheria, è fuori dai giochi sia per la lotta alla 5° che alla 6° posizione nel mondiale costruttori.
A questo punto non è concepibile andare avanti con questo gruppo di strateghi che commettono degli errori imbarazzanti, qualche testa Stroll Sr. dovrà iniziare a farla saltare se vorrà essere ai vertici della F1, oltre ad avere una monoposto in grado di lottare. Infatti c’è da segnalare una grave perdita di performance negli ultimi appuntamenti, ai danni di Williams (Stroll ha passato l’intera gara dietro Russell, senza mai riuscire a sferrare un attacco vero) ed Alfa Romeo.
A Monza, considerando le caratteristiche della AMR21 che ben si adattano ad i lunghi rettilinei, grazie ad un motore potente ed a una buona efficienza aerodinamica, come dimostrato a Baku, il team verde dovrà cogliere eventuali opportunità che si presenteranno senza commettere ingenuità. Il tutto per cercare di riscattare i troppi errori commessi in questa stagione, considerando che potrebbe essere l’ultima pista veramente a favore della scuderia di Silverstone.
