Formula 1 | Vettel, una gara tutt’altro che…soft!

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Nicola Sigismondi

Nicola Sigismondi

Con l'ingresso della SC sul finale, il tedesco ha visto crollare le sue speranze di raccogliere un buon bottino di tappa. La causa di tutto è da individuare nella decisione effettuata prima della partenza. Scelta incomprensibile, presa insieme al team, di non portare altri treni di gomme soft in gara. Vanificando quanto di buono fatto nella Sprint e nel primo stint. L'Aston Martin, inoltre, sembra non essere cresciuta per niente sul fronte strategie nelle ultime due stagioni.

Sembrava una giornata da incorniciare quella di Sebastian Vettel. E invece si è trasformata nell’ennesima domenica da incubo. Un’annata, quella del tedesco, costellata da occasioni sprecate. L’avvio di weekend è stato sfortunato. L’eliminazione in Q2 al venerdì, non gli ha permesso di giocarsi la pole. Il mancato accesso è da ricercarsi nella perdita di prestazione, inspiegabile, di quasi 4 decimi nel terzo settore rispetto alle FP1.


La situazione è migliorata nella Sprint di sabato. Dove, grazie alle soft, ha sfoderato un passo incredibile. Il migliore del centrocampo. Mettendo a segno una rimonta poderosa, dal 13° al 9° posto. Ma una partenza non perfetta, ha fatto sì che Stroll lo scavalcasse. Precludendogli la possibilità di finire in 7° posizione davanti a Norris.


Il fatto di non essere riuscito a riprendere l’alfiere della McLaren, perdendo tempo e giri dietro il numero 18, risulterà cruciale nel proseguo del weekend. Il canadese, infatti, ha dimostrato sin dal primo giro del venerdì di non avere il ritmo del compagno. Per questo è ancora più incomprensibile la manovra, pericolosissima, che ha portato Vettel sulla ghiaia in pieno rettilineo a DRS aperto al sabato. Rischiando di creare un incidente dalle conseguenze gravissime. Ma c’è da sottolineare che il figlio di Lawrence non è nuovo ad azioni del genere sul nativo di Heppenheim. Specialmente in queste due stagioni di convivenza.

Partenza della Sprint a centro gruppo, GP San Paolo
Photo by: Uncredit

Ma l’origine dei mali, e la caduta nell’oblio, è da ricercare ben prima della partenza della gara. Nel primo pomeriggio italiano di domenica, la Pirelli ha diramato la lista dei vari set di gomme disponibile per ogni conducente. Leggendola attentamente, ha decisamente destato sospetti che l’Aston Martin avesse deciso di portare solamente una soft. A fronte di ben due hard, neanche opzionate per gli stint di gara, e quattro treni di medie.


La gomma bianca, in FP2, aveva fornito dei riscontri più convincenti rispetto alla gialla. Quindi si è ipotizzato che la scelta per la strategia vertesse su una sola sosta, S-H. Non dimenticando il ritmo veloce tenuto per tutti i 24 giri della Sprint con la morbida dall’ex Ferrari. Facendo ben sperare di allungare il run intorno alla 30° tornata.


La scelta di partenza è stata rispettata, montando la soft. Questo gli ha permesso di scavalcare senza problemi Magnussen, ben prima di curva 1. Poche tornate ed è stato il turno di Norris. Scattato anche egli con la rossa, che gli ha consentito di bruciare Leclerc allo scatto da fermo. Per poi spedirlo contro le barriere della Ferradura, dopo la ripartenza dalla SC. Da lì il 4 volte campione del mondo, ha aperto un solco con l’inglese.


Chiamato dentro al 26° giro, tutto faceva presagire che per il secondo stint, come da pronostico, fosse montata la hard. Ed invece, con grande stupore, il team gli ha riservato la media. Gravissimo errore, quello di uniformarlo agli altri piloti in pista. In quanto, per quella strategia, andava richiamato un giro prima. Considerando il ritorno di Bottas, che girava leggermente più veloce. Ed infatti, all’uscita dei box, Vettel si è trovato dietro al finlandese. Senza possibilità di attaccarlo con un vantaggio di mescola, o provare una strategia ad una sosta, gestendo la gomma. In quanto, sulla stessa mescola, il ritmo dei due era pressoché identico.


Infatti, da quel momento, il pilota dell’Aston Martin ha iniziato a perdere un paio di decimi al giro. Vedendo allontanare, a poco a poco, l’alfiere dell’Alfa Romeo. Facendo attenzione, contestualmente, a contenere il ritorno di Ocon. Anche esso in gran rimonta dal fondo e sulla stessa strategia dei due davanti a lui.

Sebastian Vettel (Aston Martin AMR22) inseguito da Esteban Ocon (Alpine A522), GP San Paolo
Photo by: Twitter Aston Martin Aramco Cognizant F1 Team

Ma il momento in cui le speranze del numero 5 si sono infrante, è stato con la seconda sosta. Una vera e propria sagra degli errori. Da inserire nel manuale delle strategie, sotto la categoria “cose da non fare”. A quel punto i diretti avversari, per il terzo stint, avevano un vantaggio di mescola da sfruttare. In quanto disponevano di una soft, a dispetto di sole gialle o bianche nel box Aston Martin. Con la morbida che si è confermata, ancora una volta dopo le libere 2 e la Sprint, come gomma da gara.


E per non farsi mancare niente, il team di Silverstone ha deciso di far rientrare il tedesco insieme a Bottas. Invece di tenerlo fuori ancora un giro o due e provare un overcut. Sperando di recuperare il gap dal finnico, contando su una gomma più fresca. Il tutto scaturito da una chiamata tardiva del suo ingegnere, arrivata quando Vettel aveva già imboccato la corsia box.


A quel punto, il massimo a cui poteva ambire, era una P10. Ma come se non bastasse, a distruggere qualunque velleità di entrare in zona punti, è stata la SC causata da Norris. Alla ripartenza, nel giro di pochi giri, è stato passato da tutti i piloti dietro di lui. Dotati di gomme rosse più fresche e performanti delle gialle. Il danno alla beffa è stato che l’ultimo punto a disposizione, è stato preso dal suo compagno Stroll. Nonostante questo ultimo, come detto in precedenza, non abbia avuto ritmo, rispetto al nativo di Heppenheim, per tutto il weekend.


Una lunga serie di imbarazzanti errori, a cui Aston Martin e Vettel ci hanno abituato nel corso della stagione. Se non sbagliava uno, sbagliava l’altro e viceversa. Sprecando una quantità impressionante di punti nel corso della stagione. I quali avrebbero permesso al team di Silverstone, di essere comodamente davanti all’Alfa Romeo nel costruttori.


In un weekend in cui si è parlato molto di scelte che delle volte i piloti debbano prendere in autonomia, la domanda nasce spontanea. Come sia possibile che un pilota del calibro e dell’esperienza del numero 5, abbia avallato una decisione così incomprensibile di non portarsi altre soft? Non solo perché era la gomma più performante, ma soprattutto perché a San Paolo lo storico dice che una SC, verso fine gara, è plausibile. Quindi è sempre utile avere a disposizione una morbida, nel caso in cui serva.

Valtteri Bottas (Alfa Romeo C42) sorpassa Pierre Gasly (AlphaTauri AT03) in curva 1, con alle spalle Sebastian Vettel (Aston Martin AMR22), GP San Paolo
Photo by: Uncredit

Nel momento in cui è stato ingaggiato, Vettel aveva anche il compito di far crescere il reparto strategie del team verde. Essendo uno dei piloti con maggior visione di gara dell’intero panorama della F1. Ed invece, tutto è rimasto invariato e zero progressi. Con il tedesco che, spesso e volentieri, si è lasciato convincere e trasportare dalla mediocrità del muretto. Invece di guidarli lui stesso verso decisioni corrette, come più volte ci aveva mostrato in Ferrari. Trovandosi poi, a recriminare per non aver seguito il suo istinto. Come accaduto in questa stagione a Singapore, sia in qualifica che in gara.


Chissà se, con una macchina 2023 che si preannuncia essere un passo avanti deciso e rivoluzionario rispetto all’AMR22, il team di Silverstone riuscirà a migliorare anche il processo decisionale e le strategie. Così da evitare di perdere punti preziosi lungo il cammino. Ai posteri l’ardua sentenza.

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